
Negli ultimi anni, l’Europa ha assistito a un movimento di conservazione radicalmente diverso: il rewilding. Questa strategia, che prevede il ripristino dei processi naturali con un intervento umano minimo, sta riportando la fauna selvatica in paesaggi alterati da decenni. Dalle foreste della Romania alle paludi della Spagna, il rewilding sta dimostrando che, quando le viene concesso spazio, la natura può riprendersi con una rapidità sorprendente.
Cos’è esattamente il rewilding?
A differenza della conservazione tradizionale (che spesso si concentra sul mantenimento di specie specifiche), il rewilding mira a:
- Reintrodurre specie chiave (come i predatori di vertice) che regolano gli ecosistemi.
- Collegare aree naturali frammentate per consentire le migrazioni e il flusso genico.
- Ridurre la gestione umana, consentendo ai processi ecologici (incendi, inondazioni) di svolgersi liberamente.
Un esempio emblematico: nei Carpazi rumeni, la reintroduzione del bisonte europeo (estinto da secoli) ha trasformato le foreste. Le sue abitudini di pascolo mantengono radure che favoriscono uccelli, insetti e piante.
Perché l’Europa sta abbracciando il rewilding?
- Crisi della biodiversità: l’81% degli habitat europei è in cattive condizioni (Agenzia Europea dell’Ambiente).
- Abbandono rurale: i terreni agricoli marginali diventano opportunità per la fauna selvatica.
- Cambiamenti climatici: gli ecosistemi ripristinati sono più resilienti (immagazzinano carbonio e regolano l’acqua).
Progetti di punta in Europa (2025)
1. Delta del Danubio (Romania/Ucraina)
- Azione: rimozione delle dighe per ripristinare le inondazioni naturali.
- Risultato: recupero di 5.000 ettari di zone umide; ritorno del pellicano dalmata e dello storione.
2. Highlands scozzesi
- Azione: reintroduzione del castoro dopo 400 anni.
- Risultato: le sue dighe hanno ridotto le inondazioni a valle e creato nuovi habitat per lontre e uccelli acquatici.
3. Pirenei (Spagna/Francia)
- Azione: corridoi per orsi e lupi tra le riserve.
- Risultato: riduzione della sovrappopolazione di cervi, con conseguente rigenerazione delle foreste.
4. Paludi dell’Odiel (Spagna)
- Azione: eliminazione delle piantagioni di eucalipto per ripristinare le paludi.
- Risultato: aumento del 30% delle popolazioni di fenicotteri e falchi pescatori.
Ritorno delle specie chiave
- Lupo iberico: ora presente nel 25% in più del suo areale storico.
- Avvoltoio monaco: da 200 coppie (1970) a 3.000 oggi.
- Lince boreale: reintrodotta in Germania e Polonia.

Benefici oltre l’ecologia
- Turismo di rewilding: genera 150 milioni di euro all’anno nelle aree rurali (ad esempio, l’osservazione dei bisonti in Polonia).
- Protezione antincendio: i grandi erbivori (cavalli selvatici) riducono la biomassa infiammabile.
- Salute mentale: gli spazi naturali accessibili riducono lo stress urbano.
Controversie e sfide
- Conflitti con gli allevatori: i lupi rimangono una questione controversa in Spagna e Norvegia.
- Specie invasive: alcune (come il visone americano) ostacolano gli sforzi.
- Mancanza di finanziamenti: molti progetti dipendono da donatori privati.
Il futuro del rewilding in Europa
Entro il 2030, l’iniziativa europea di rewilding prevede di:
- Ripristinare 1 milione di ettari.
- Reintrodurre 10 specie chiave (tra cui il leopardo delle nevi nei Balcani).
- Collegare 25 paesaggi transfrontalieri.
Come sostenere il movimento
- Viaggiare con uno scopo: scegliere operatori che supportano progetti locali.
- Donazioni: a organizzazioni come Rewilding Europe o WWF.
- Formazione: condividere storie di successo (ad esempio, il falco pescatore nidifica ora a Londra dopo 150 anni).
Conclusione: un nuovo patto con la natura
Il rewilding non è solo nostalgia per un passato selvaggio; è un impegno per un futuro in cui esseri umani e fauna selvatica coesistono. Entro il 2025, ogni lupo che ulula sulle Alpi o ogni bisonte che pascola nei Paesi Bassi ci ricorderà che la resilienza della natura è straordinaria… se le diamo una possibilità.